Che cos'è la pericardite? Che esami sono necessari per definire la gravità del problema? E qual è la cura? Il Dr. Christian Colizzi (Specialista Cardiologo) ci guida per la migliore diagnosi e terapia di questa delicata patologia cardiaca.
Per saperne di più www.christiancolizzicardiologoroma.it
Pericardite: l'infiammazione del foglietto membranoso che riveste il cuore, è un'affezione molto comune in relazione a malattie virali piuttosto che anche COVID, recentemente passato alla ribalta con il coronavirus.
E in generale ha un corteo sintomatologico abbastanza caratteristico, quindi con una sensazione di dolore, bruciore al petto che spesso cambia con la posizione, passando da una posizione seduta disteso oppure chinandosi in avanti, addirittura ancora più caratteristico, tachicardia cardiopalmi, sensazione anche di irradiazione di questo dolore.
Per esempio al braccio, simula a tutti gli effetti un dolore simile a quello di un infarto.
Però alla fine il tutto è legato all'infiammazione del foglietto che riveste il cuore, è un'affezione, solitamente benigna, che spesso decorre asintomatica e si risolve da sola con la risoluzione del quadro infettivologico virale.
Quando decorre sintomatica è più fastidiosa che pericolosa perché dà molti sintomi e poi alla fine con opportuna terapia regredisce in tempi abbastanza rapidi.
In una minima percentuale dei casi puoi dare problemi che sono di due tipi o un quadro che cronicizza, quindi tanti episodi di pericardite acuta sintomatologica che destabilizzano psicologicamente il paziente, che richiedono continue visite, accertamenti che danno anche quadri depressivi alla fine per il paziente.
La forma cronica è una forma destabilizzante più che pericolosa.
Poi invece ci sono nella minima percentuale dei casi forme invece più pericolose, che sono quelle in cui il versamento di liquido legato all'infiammazione tende a essere importante da dare una riduzione della funzionalità cardiaca e quindi richiede l'ospedalizzazione e un trattamento più aggressivo.
L'esame più comune che permette di far diagnosi, oltre che la visita ovviamente e l'elettrocardiogramma, è l'ecocardiogramma che vede in diretta la presenza di liquido tra i foglietti e quindi permette insieme ai sintomi, insieme a un prelievo che evidenzi un aumento dei marker infiammatori, la presenza di questa affezione.
Esistono molti approcci terapeutici e la cura spesso è multidisciplinare perché riveste anche specialisti di altro tipo, infettivologi, pneumatologi, perché spesso le pericarditi si associano anche a malattie autoimmuni infiammatorie.
Il trattamento della pericardite solitamente è un trattamento di tipo farmacologico antinfiammatorio. I farmaci più comunemente utilizzati sono l'ibuprofene, la colchicina o l'indometacina.Gli schemi terapeutici sono vari, l'importante è non aver paura di usare i dosaggi adeguati.
Che sono anche alti nella prima fase, perché curare la pericardite dall'inizio in maniera rapida, in maniera efficiente e efficace, è una garanzia di ridurre quelle che sono le possibilità che questa affezione tenda a cronicizzare.
Il fatto che cronicizza e non deve spaventare, così come l'affezione acuta non deve spaventare in quanto sono forme per lo più benigne, il problema della cronicizzazione che poi porta dietro un correlato psicologico per il paziente perché spessissimo tende a deprimersi e ad accedere più volte al cardiologo e quindi diventa diciamo un motivo di destabilizzante per il paziente, quindi curare subito con farmaci antinfiammatori ed eventualmente coinvolgere altri specialisti tipo.
L'Infettivologo o reumatologo, che possono aiutare a curare spesso la malattia che sta alla base della forma di affezione pericardica, che può essere una forma infettiva virale per lo più, oppure una forma autoimmune o infiammatoria legata a patologie del ramo reumatologico.
Un approccio clinico iniziale con una visita, una anamnesi approfondita, l'esame obiettivo un ECG, ecocardiogramma consentono una diagnosi precoce e consentono l'inquadramento dell'affezione pericardica in rapporto alla causa eziopatogenetica.
Quindi farmaci antinfiammatori, tra cui quelli che abbiamo detto Ibuprofene Indometacina e non ultimo la colchicina che è un farmaco che consente il trattamento di quelle forme più recidivanti o più persistenti, perché consente un trattamento anche prolungato.
Come sempre gli antinfiammatori vanno abbinati alla gastro protezione che consenta di evitare problematiche gastroesofagei in relazione a utilizzo dei farmaci, la colchicina può dare disturbi di nausea, vomito, a volte diarrea ed è opportuno iniziare con dosaggi molto bassi e poi eventualmente incrementare.
Evitare cortisonici perché l'utilizzo di cortisonici, eccetto rarissime eccezioni di tipo Reumatologico, ma nella stragrande maggioranza delle pericarditi il cortisonico dà grandi soddisfazioni nell'immediato, ma poi è quello che più spesso determina la cronicizzazione dell'affezione pericarditica.
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Pericardite: l'infiammazione del foglietto membranoso che riveste il cuore, è un'affezione molto comune in relazione a malattie virali piuttosto che anche COVID, recentemente passato alla ribalta con il coronavirus.
E in generale ha un corteo sintomatologico abbastanza caratteristico, quindi con una sensazione di dolore, bruciore al petto che spesso cambia con la posizione, passando da una posizione seduta disteso oppure chinandosi in avanti, addirittura ancora più caratteristico, tachicardia cardiopalmi, sensazione anche di irradiazione di questo dolore.
Per esempio al braccio, simula a tutti gli effetti un dolore simile a quello di un infarto.
Però alla fine il tutto è legato all'infiammazione del foglietto che riveste il cuore, è un'affezione, solitamente benigna, che spesso decorre asintomatica e si risolve da sola con la risoluzione del quadro infettivologico virale.
Quando decorre sintomatica è più fastidiosa che pericolosa perché dà molti sintomi e poi alla fine con opportuna terapia regredisce in tempi abbastanza rapidi.
In una minima percentuale dei casi puoi dare problemi che sono di due tipi o un quadro che cronicizza, quindi tanti episodi di pericardite acuta sintomatologica che destabilizzano psicologicamente il paziente, che richiedono continue visite, accertamenti che danno anche quadri depressivi alla fine per il paziente.
La forma cronica è una forma destabilizzante più che pericolosa.
Poi invece ci sono nella minima percentuale dei casi forme invece più pericolose, che sono quelle in cui il versamento di liquido legato all'infiammazione tende a essere importante da dare una riduzione della funzionalità cardiaca e quindi richiede l'ospedalizzazione e un trattamento più aggressivo.
L'esame più comune che permette di far diagnosi, oltre che la visita ovviamente e l'elettrocardiogramma, è l'ecocardiogramma che vede in diretta la presenza di liquido tra i foglietti e quindi permette insieme ai sintomi, insieme a un prelievo che evidenzi un aumento dei marker infiammatori, la presenza di questa affezione.
Esistono molti approcci terapeutici e la cura spesso è multidisciplinare perché riveste anche specialisti di altro tipo, infettivologi, pneumatologi, perché spesso le pericarditi si associano anche a malattie autoimmuni infiammatorie.
Il trattamento della pericardite solitamente è un trattamento di tipo farmacologico antinfiammatorio. I farmaci più comunemente utilizzati sono l'ibuprofene, la colchicina o l'indometacina.Gli schemi terapeutici sono vari, l'importante è non aver paura di usare i dosaggi adeguati.
Che sono anche alti nella prima fase, perché curare la pericardite dall'inizio in maniera rapida, in maniera efficiente e efficace, è una garanzia di ridurre quelle che sono le possibilità che questa affezione tenda a cronicizzare.
Il fatto che cronicizza e non deve spaventare, così come l'affezione acuta non deve spaventare in quanto sono forme per lo più benigne, il problema della cronicizzazione che poi porta dietro un correlato psicologico per il paziente perché spessissimo tende a deprimersi e ad accedere più volte al cardiologo e quindi diventa diciamo un motivo di destabilizzante per il paziente, quindi curare subito con farmaci antinfiammatori ed eventualmente coinvolgere altri specialisti tipo.
L'Infettivologo o reumatologo, che possono aiutare a curare spesso la malattia che sta alla base della forma di affezione pericardica, che può essere una forma infettiva virale per lo più, oppure una forma autoimmune o infiammatoria legata a patologie del ramo reumatologico.
Un approccio clinico iniziale con una visita, una anamnesi approfondita, l'esame obiettivo un ECG, ecocardiogramma consentono una diagnosi precoce e consentono l'inquadramento dell'affezione pericardica in rapporto alla causa eziopatogenetica.
Quindi farmaci antinfiammatori, tra cui quelli che abbiamo detto Ibuprofene Indometacina e non ultimo la colchicina che è un farmaco che consente il trattamento di quelle forme più recidivanti o più persistenti, perché consente un trattamento anche prolungato.
Come sempre gli antinfiammatori vanno abbinati alla gastro protezione che consenta di evitare problematiche gastroesofagei in relazione a utilizzo dei farmaci, la colchicina può dare disturbi di nausea, vomito, a volte diarrea ed è opportuno iniziare con dosaggi molto bassi e poi eventualmente incrementare.
Evitare cortisonici perché l'utilizzo di cortisonici, eccetto rarissime eccezioni di tipo Reumatologico, ma nella stragrande maggioranza delle pericarditi il cortisonico dà grandi soddisfazioni nell'immediato, ma poi è quello che più spesso determina la cronicizzazione dell'affezione pericarditica.
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