http://www.medicinaeinformazione.com/
https://www.facebook.com/MedicinaEInformazione/
La comunicazione fra medico e pazienti onco-ematologici significa - soprattutto oggi che le strategie terapeutiche sono state rivoluzionate dai nuovi farmaci - corretta informazione che diventi valore e responsabilità, quell'alleanza terapeutica che aiuti il paziente e i suoi familiari a conoscere la propria patologia e ad essere consapevole delle opzioni terapeutiche. Perchè una diagnosi di tumore è uno tsunami che non può e non deve essere gestito dal paziente in solitudine, ma va condiviso in ogni passaggio, tanto più che un rapporto stretto con il proprio oncologo migliora l'aderenza terapeutica e la capacità del paziente di combattere con un atteggiamento positivo la malattia. Le quattro parole alla base di questa alleanza sono: 1) lealtà, che significa coniugare sincerità e attenzione alla comunicazione della diagnosi sulla base della sensibilità del singolo paziente - 2) ascolto, perchè un bravo medico deve saper ascoltare e condividere i dubbi e le paure di chi si trova spaesato, anche quando non si hanno risposte certe - 3) fiducia, che deve essere bidirezionale e aiuta il paziente ad affidarsi al medico che deve saper cogliere il disagio, lo sconforto, la paura e incanalarle in un rapporto empatico - 4) engagment, quindi un impegno condiviso perchè il paziente ha il diritto e il dovere di curarsi e si impegna ogni giorno a costruire il proprio percorso di guarigione con il medico che lo affianca. Andare incontri ai crescenti bisogni dei pazienti e dei loro familiari è quindi una priorità che non può più essere assolta dal semplice consenso informato - spesso firmato senza comprenderne appieno il significato in un momento di fragilità emotiva - ma deve prevedere un nuovo paradigma di cura che coinvolga il paziente nelle decisioni e nelle scelte, sia quando venga proposto un protocollo previsto dalle linee guida sia quando entri a far parte di un trial clinico, per garantire a tutti i pazienti non solo le migliori terapie ma anche l'attenzione alla sua vita perchè curare e prendersi cura è un binomio ormai inscindibile dopo una diagnosi di tumore. Si è parlato di tutto questo nella tavola rotonda: "Il patto medico paziente in onco-ematologia: la corretta informazione come valore e responsabilità" promosso dalle associazioni pazienti e dai medici coinvolti nel progetto "La Salute: un bene da difendere , un diritto da promuovere" e nel corso della tavola rotonda abbiamo incontrato:
Paolo Marchetti - Professore Ordinario di Oncologia Medica - Università Sapienza di Roma
Paolo Gritti - Presidente Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO)
Claudio Cricelli - Presidente Società Italiana Medicina Generale (SIMG)
Marco Vignetti - Ricercatore Università Sapienza di Roma – Fondazione Gimema
Felice Bombaci - Responsabile Gruppi Pazienti AIL
Federico Gelli - Camera dei Deputati
https://www.facebook.com/MedicinaEInformazione/
La comunicazione fra medico e pazienti onco-ematologici significa - soprattutto oggi che le strategie terapeutiche sono state rivoluzionate dai nuovi farmaci - corretta informazione che diventi valore e responsabilità, quell'alleanza terapeutica che aiuti il paziente e i suoi familiari a conoscere la propria patologia e ad essere consapevole delle opzioni terapeutiche. Perchè una diagnosi di tumore è uno tsunami che non può e non deve essere gestito dal paziente in solitudine, ma va condiviso in ogni passaggio, tanto più che un rapporto stretto con il proprio oncologo migliora l'aderenza terapeutica e la capacità del paziente di combattere con un atteggiamento positivo la malattia. Le quattro parole alla base di questa alleanza sono: 1) lealtà, che significa coniugare sincerità e attenzione alla comunicazione della diagnosi sulla base della sensibilità del singolo paziente - 2) ascolto, perchè un bravo medico deve saper ascoltare e condividere i dubbi e le paure di chi si trova spaesato, anche quando non si hanno risposte certe - 3) fiducia, che deve essere bidirezionale e aiuta il paziente ad affidarsi al medico che deve saper cogliere il disagio, lo sconforto, la paura e incanalarle in un rapporto empatico - 4) engagment, quindi un impegno condiviso perchè il paziente ha il diritto e il dovere di curarsi e si impegna ogni giorno a costruire il proprio percorso di guarigione con il medico che lo affianca. Andare incontri ai crescenti bisogni dei pazienti e dei loro familiari è quindi una priorità che non può più essere assolta dal semplice consenso informato - spesso firmato senza comprenderne appieno il significato in un momento di fragilità emotiva - ma deve prevedere un nuovo paradigma di cura che coinvolga il paziente nelle decisioni e nelle scelte, sia quando venga proposto un protocollo previsto dalle linee guida sia quando entri a far parte di un trial clinico, per garantire a tutti i pazienti non solo le migliori terapie ma anche l'attenzione alla sua vita perchè curare e prendersi cura è un binomio ormai inscindibile dopo una diagnosi di tumore. Si è parlato di tutto questo nella tavola rotonda: "Il patto medico paziente in onco-ematologia: la corretta informazione come valore e responsabilità" promosso dalle associazioni pazienti e dai medici coinvolti nel progetto "La Salute: un bene da difendere , un diritto da promuovere" e nel corso della tavola rotonda abbiamo incontrato:
Paolo Marchetti - Professore Ordinario di Oncologia Medica - Università Sapienza di Roma
Paolo Gritti - Presidente Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO)
Claudio Cricelli - Presidente Società Italiana Medicina Generale (SIMG)
Marco Vignetti - Ricercatore Università Sapienza di Roma – Fondazione Gimema
Felice Bombaci - Responsabile Gruppi Pazienti AIL
Federico Gelli - Camera dei Deputati
- Category
- Haematology

Be the first to comment