Oggi parliamo di ... CORONAROPATIE, CARDIOPATIA ISCHEMICA e INFARTO

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Proseguiamo con il Dr. Christian Colizzi (Specialista Cardiologo) il nostro "viaggio" di conoscenza nelle principali patologie cardiocircolatorie. Affrontiamo ora CORONAROPATIE e INFARTO, condizioni ad alto rischio che dobbiamo cercare di prevenire con una diagnosi tempestiva.
Per saperne di più www.christiancolizzicardiologoroma.it

"Coronopatie è un termine tecnico, in effetti si parla sempre di cardiopatia ischemica o addirittura notoriamente d'infarto.
Le coronarie sono il sistema idraulico che porta sangue al mio cuore, cioè il cuore paradossalmente nutre sé stesso attraverso le coronarie, quando pompa sangue nell'aorta nutre se stesso attraverso questi vasi che sono dei vasi dire perfetti e dire poco sia per la loro architettura sia per il loro funzionamento, che hanno capacità di compenso enormi per nutrire il cuore in tutte le situazioni, anche quando c'è una richiesta di sangue notevolissima, quindi in situazioni di sforzo massimale o di stress psicologico. Situazioni di alta montagna, per esempio, di altitudine.
Le coronarie poi funzionano anche compensando situazioni di placche nelle coronarie, perché ricordiamoci che i fattori di rischio colesterolo, diabete, ipertensione, età determinano la formazione, nell'ambito delle coronarie, di placche di colesterolo.
Queste placche, come in un tubo in sezione, restringono il mio tubo, però il cuore è miracoloso in questo, riesce a compensare un restringimento del tubo fino al 70%, come se non ci fosse. Dopo il 70% le capacità di compenso ovviamente vengono un po’ meno e quindi iniziano a venire i primi sintomi, per esempio il classico dolore toracico, costrittivo, oppressivo che compare facendo sforzi quando prima non compariva, oppure che compare per sforzi sempre meno intensi, è il classico sintomo che forse è un restringimento importante delle coronarie, c'è oppure il dolore che viene a riposo.
Quando per esempio si ostruisce completamente il vaso o perché quella placca di colesterolo è cresciuta fino al 90, 95, 99% o perché si è rotto il cappuccio di questa placca, si è determinato un trombo e si è chiuso il vaso. a quel punto il dolore toracico oppressivo spesso è accompagnato anche da altri sintomi e quindi la sudorazione, il pallore, il senso di morte imminente, la nausea o addirittura il vomito. Il dolore che si irradia alla bocca o ai denti, al collo o dietro la schiena. O che si irradia al braccio sinistro, si associa anche altri sintomi, aritmie, svenimento, ecco quelle situazioni di acuzie che devono essere immediatamente affrontate. Intanto andando in pronto soccorso quando si verifica l'acuzie, ma anche quando il dolore inizia nelle sue forme prodromiche, e che magari viene quando si fa uno sforzo, si fanno delle scale.
A quel punto occorre una visita cardiologica ambulatoriale che ponga i puntini sulle I: OK, c'è il dolore, vediamo i fattori di rischio, vediamo la storia del paziente, vediamo la visita, l'esame obiettivo, l'elettrocardiogramma e l'ecocardiogramma, esame di secondo livello, la prova da sforzo, oggi la TAC delle coronarie, che vede sostanzialmente in primo piano queste coronarie in maniera non invasiva. Ecco, quella è fondamentale perché mi permette di andare a indagare de visu le coronarie. Capire se c'era restringimento quanto è grave, capire quali sono i sintomi di accompagnamento e vedere se gli esami che io vado a fare - per esempio la prova da sforzo è alterata. In quel caso si rende necessario un ricovero per andare a fare una coronarografia, ovvero un esame più invasivo, che va fatto solo quando è indicato che permette di mediante un piccolo catetere che entra dal polso, di arrivare fino al cuore e spruzzare le mezzo di contrasto e vedere le coronarie. In quella sede però è possibile anche intervenire, ovvero mettere il famoso palloncino e lo stent, la molletta che mi va a dilatare da stenosi e risolvere il problema. È chiaro che tutta questa sequenza deve avere un direttore d'orchestra che è il cardiologo ambulatoriale, il cardiologo clinico che cura il paziente, ma poi c'è un team, un team di persone: la persona che va a fare la pausa sforzo, il radiologo che va a fare la TAC Coronarica e il cardiologo emodinamista che va eventualmente a fare l'angioplastica oppure. Il cardiochirurgo perché, se poi le coronarie fossero tutte malate occorre fare un intervento cardiochirurgico e mettere dei bypass. Nulla di drammatico però fatto nei tempi giusti salviamo la vita al nostro paziente.
E il team continua a collaborare in tutta la vita del paziente, perché il cardiologo ambulatoriale del territorio, il cardiologo personale del paziente è sempre in contatto con casa madre, con i medici che seguono il paziente in ospedale e che possono in ogni momento andare a effettuare una procedura di secondo o terzo livello che, anche a distanza, può essere utile per salvare la vita al paziente e per ripristinare il normale flusso nelle mie coronarie."
Category
Cardiology
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