Con il Dr. Christian Colizzi (Specialista Cardiologo) seconda tappa del nostro "viaggio" di conoscenza nelle principali patologie cardiocircolatorie. Qui parliamo di Scompenso Cardiaco, anche definito Insufficienza Cardiaca, una condizione a rischio da diagnosticare e curare con tempestività e competenza.
Per saperne di più www.christiancolizzicardiologoroma.it
"Parlare di scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca, che sono di fatto due sinonimi, ci fa pensare che il termine abbandonato precedente, insufficienza cardiaca, fosse in verità forse quello più corretto.
Nel senso che parliamo di insufficienza renale, di insufficienza respiratoria, non si capisce perché a livello cardiaco non si possa parlare di insufficienza cardiaca.
Quindi l'introduzione del termine scompenso è più di origine anglosassone, diciamo in ogni caso è una condizione terminale di tante patologie cardiache in cui, per un'aggressione a livello cardiaco da parte di un infarto, da parte di una cardiomiopatia, da parte di un'aritmia importante, si determina una condizione nella quale il mio cuore non riesce più a pompare la quantità di sangue adeguata alle necessità del paziente in ogni momento, la gravità può essere varia.
Esistono delle scale anche quantitative per identificare la gravità dello scompenso. Però poi nell'affrontare la tematica - così sfaccettata - ci sono molte condizioni da prendere in esame. Innanzitutto, la causa. Rimuovere la causa, quindi se hai una cardiopatia ischemica andare ad agire sulle coronarie, se c’è una problematica aritmica andare a correggere l'aritmia che la genera.
Se sono delle condizioni quali cardiomiopatie congenite, genetiche, andare a ovviamente non modificare il DNA ma cercare di aiutare il cuore a funzionare nella maniera migliore possibile a parità di condizione.
Il paziente deve essere un paziente che noi seguiamo in cronico, tant'è che ci sono dei centri deputati alla diagnosi e alla terapia dello scompenso negli ospedali principali, sia nel Lazio che in Italia, centri di terzo livello che sono in grado di assistere al meglio i pazienti.
Però l'identificazione del problema iniziale e il suo iniziale approccio non possono prescindere dall'ambiente ambulatoriale perché è lì che viene fuori il problema. È lì che il cardiologo del territorio, il cardiologo ambulatoriale identifica la patologia e indirizza poi il paziente a un centro di terzo livello.
È ovvio che nella fase iniziale il medico deve essere bravo a smistare quella situazione clinica in base alla causa e in base al contesto clinico. Quindi tutto l'approccio iniziale di anamnesi approfondita, di visita approfondita (elettrocardiogramma, ecocardiogramma, colordoppler sono fondamentali per inquadrare la situazione nella quale mi trovo).
Ricordiamoci che ormai ci sono due ambiti essenziali. Nella semeiotica dello scompenso cardiaco, ovvero lo scompenso a frazione di eiezione preservata e lo scompenso a frazione ridotta, in cui il cuore si estrinseca in due ambiti completamente diversi. Ovvero il cuore non riesce a pompare quantità di sangue adeguate perché ha una frazione di eiezione ridotta del ventricolo sinistro, oppure il cuore ha una normale frazione di eiezione, però comunque non riesce a funzionare a regime pressori adeguati e quindi conseguentemente il paziente lamenta esattamente gli stessi sintomi. L'affanno le gambe gonfie, ridotta tolleranza allo sforzo. Tutte situazioni in cui noi dobbiamo andare a intervenire con dei farmaci che si differenziano in funzione della situazione che mi trovo di fronte. Teniamo presente che nelle indagini relative allo scompenso ci sono indagini di primo livello e indagini di secondo o terzo livello. A livello ambulatoriale si fa tutto il primo livello, dopodiché ci sono esami complementari tipo la TAC coronarica, il test cardiopolmonare, situazioni in cui noi dobbiamo privilegiare l'uno o l'altro esame. Ma l'obiettivo è sempre lo stesso: inquadrare la condizione clinica e avviare il paziente al giusto percorso, ovviamente poi in ambito ospedaliero, per essere seguito al meglio. Poi è chiaro che il team è un team interdisciplinare in cui non sta solo un cardiologo, sta il nefrologo, il fisioterapista, il fisiatra, l’’emodinamista, il cardiochirurgo, tutte figure che convergono intorno al paziente per creare la situazione di diagnosi e cura più adatta, cucita come un vestito intorno al paziente. E lo scambio continuo di informazioni e la cura sul paziente è affidata a un team di persone, non a un battitore singolo."
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"Parlare di scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca, che sono di fatto due sinonimi, ci fa pensare che il termine abbandonato precedente, insufficienza cardiaca, fosse in verità forse quello più corretto.
Nel senso che parliamo di insufficienza renale, di insufficienza respiratoria, non si capisce perché a livello cardiaco non si possa parlare di insufficienza cardiaca.
Quindi l'introduzione del termine scompenso è più di origine anglosassone, diciamo in ogni caso è una condizione terminale di tante patologie cardiache in cui, per un'aggressione a livello cardiaco da parte di un infarto, da parte di una cardiomiopatia, da parte di un'aritmia importante, si determina una condizione nella quale il mio cuore non riesce più a pompare la quantità di sangue adeguata alle necessità del paziente in ogni momento, la gravità può essere varia.
Esistono delle scale anche quantitative per identificare la gravità dello scompenso. Però poi nell'affrontare la tematica - così sfaccettata - ci sono molte condizioni da prendere in esame. Innanzitutto, la causa. Rimuovere la causa, quindi se hai una cardiopatia ischemica andare ad agire sulle coronarie, se c’è una problematica aritmica andare a correggere l'aritmia che la genera.
Se sono delle condizioni quali cardiomiopatie congenite, genetiche, andare a ovviamente non modificare il DNA ma cercare di aiutare il cuore a funzionare nella maniera migliore possibile a parità di condizione.
Il paziente deve essere un paziente che noi seguiamo in cronico, tant'è che ci sono dei centri deputati alla diagnosi e alla terapia dello scompenso negli ospedali principali, sia nel Lazio che in Italia, centri di terzo livello che sono in grado di assistere al meglio i pazienti.
Però l'identificazione del problema iniziale e il suo iniziale approccio non possono prescindere dall'ambiente ambulatoriale perché è lì che viene fuori il problema. È lì che il cardiologo del territorio, il cardiologo ambulatoriale identifica la patologia e indirizza poi il paziente a un centro di terzo livello.
È ovvio che nella fase iniziale il medico deve essere bravo a smistare quella situazione clinica in base alla causa e in base al contesto clinico. Quindi tutto l'approccio iniziale di anamnesi approfondita, di visita approfondita (elettrocardiogramma, ecocardiogramma, colordoppler sono fondamentali per inquadrare la situazione nella quale mi trovo).
Ricordiamoci che ormai ci sono due ambiti essenziali. Nella semeiotica dello scompenso cardiaco, ovvero lo scompenso a frazione di eiezione preservata e lo scompenso a frazione ridotta, in cui il cuore si estrinseca in due ambiti completamente diversi. Ovvero il cuore non riesce a pompare quantità di sangue adeguate perché ha una frazione di eiezione ridotta del ventricolo sinistro, oppure il cuore ha una normale frazione di eiezione, però comunque non riesce a funzionare a regime pressori adeguati e quindi conseguentemente il paziente lamenta esattamente gli stessi sintomi. L'affanno le gambe gonfie, ridotta tolleranza allo sforzo. Tutte situazioni in cui noi dobbiamo andare a intervenire con dei farmaci che si differenziano in funzione della situazione che mi trovo di fronte. Teniamo presente che nelle indagini relative allo scompenso ci sono indagini di primo livello e indagini di secondo o terzo livello. A livello ambulatoriale si fa tutto il primo livello, dopodiché ci sono esami complementari tipo la TAC coronarica, il test cardiopolmonare, situazioni in cui noi dobbiamo privilegiare l'uno o l'altro esame. Ma l'obiettivo è sempre lo stesso: inquadrare la condizione clinica e avviare il paziente al giusto percorso, ovviamente poi in ambito ospedaliero, per essere seguito al meglio. Poi è chiaro che il team è un team interdisciplinare in cui non sta solo un cardiologo, sta il nefrologo, il fisioterapista, il fisiatra, l’’emodinamista, il cardiochirurgo, tutte figure che convergono intorno al paziente per creare la situazione di diagnosi e cura più adatta, cucita come un vestito intorno al paziente. E lo scambio continuo di informazioni e la cura sul paziente è affidata a un team di persone, non a un battitore singolo."
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